Italo Calvino, nel suo saggio del 1967 "Cibernetica e fantasmi. Appunti sulla narrativa come processo combinatorio", riflette sulla possibilità che macchine intelligenti possano un giorno sostituire scrittori e poeti nella creazione letteraria. In questo contesto, Calvino ipotizza l'esistenza di un "automa letterario" capace di ideare e comporre poesie e romanzi, anticipando concetti che oggi associamo all'intelligenza artificiale generativa. 

Questa visione si è rivelata sorprendentemente profetica, considerando gli sviluppi odierni nel campo dell'intelligenza artificiale applicata alla letteratura. La sua capacità di prevedere l'impatto delle tecnologie emergenti sul processo creativo evidenzia la profondità del suo pensiero e la sua sensibilità verso le trasformazioni culturali e tecnologiche. 

In sintesi, la "profezia di Calvino" riguarda la sua lungimirante intuizione sull'avvento di macchine capaci di generare testi letterari, un tema di grande attualità nel panorama contemporaneo dell'intelligenza artificiale.